
Nusco (AV) – Si è spento all’età di 94 anni Ciriaco De Mita. La notizia arriva nelle prime ore del mattino di una tiepida giornata di primavera.
“Il Presidente”, così lo chiamavano i suoi sostenitori, non c’è più ed un velo di tristezza cala su una Terra che gli ha voluto bene e che, nel bene e nel male, gli deve gran parte di ciò che è oggi.
De Mita, le origini politiche
Ciriaco De Mita ha attraversato la seconda metà del XX secolo da protagonista attivo della vita politica Italiana. Una carriera sfavillante che da un piccolo borgo di montagna, dopo gli studi alla Cattolica di Milano e l’esperienza all’Ufficio Legale dell’ENI di Enrico Mattei, lo ha portato a sedere da Presidente del Consiglio di fronte ai “giganti” della Terra, da Ronald Reagan a Michail Gorbaciov. Una carriera sviluppatasi tra la sua gente, nei circoli di un’Irpinia lontana dal boom economico degli anni ’60. Cresciuto politicamente all’ombra di Fiorentino Sullo, ben presto si affrancò. “E’ vero che lui prese più voti di ognuno di noi, ma lui era uno e noi eravamo in quattro” raccontava a proposito del confronto elettorale proprio con Sullo nel quale lui aveva favorito la candidatura di altri parlamentari che hanno fatto la Storia politica della Provincia di Avellino.

Tutti, oggi, gli riconoscono le sue doti di pensatore e di uomo politico che ha avuto un unico obiettivo: il confronto democratico cristiano-laico. Esponente della corrente della Sinistra di Base della Democrazia Cristiana, De Mita ha sempre portato avanti, a suo modo, i valori della parte più nobile della civiltà contadina. Oggi che non c’è più anche i suoi rivali politici non possono fare a meno di riconoscergli il valore politico ed umano.
A Ciriaco De Mita si deve la nomina di Romano Prodi a Presidente dell’IRI e la discesa in politica di Sergio Mattarella. E’ stato un uomo potentissimo della Prima Repubblica che, unico, è riuscito ad essere contemporaneamente il capo del più grande partito d’Italia e Presidente del Consiglio.
De Mita, il terremoto dell’Irpinia e le indagini
Durante la sua carriera politica l’Irpinia fu colpita dal secondo terremoto più devastante del XX secolo italiano. Quasi tremila vittime ed interi borghi rurali rasi al suolo. “Negli anni ’80 l’Irpinia aveva un alto tasso di crescita – diceva lo stesso De Mita – perché ci eravamo resi conto che mancava qualcosa. Poi tutto questo si è fermato ed i nostri oppositori politici, invece che continuare quello che era stato fatto, iniziarono a criticare il nostro operato”. Per De Mita in politica bisogna sempre guardare avanti, migliorare quanto fatto, e pianificare il futuro. Un insegnamento prezioso per qualsiasi parte politica.
Il Terremoto dell’Irpinia (60.000 miliardi di lire/ circa 92 miliardi di Euro per la ricostruzione) fu anche un momento buio della sua carriera politica. Il suo nome comparve più volte nell’inchiesta “Mani sul terremoto” insieme a quello del fratello che nel 1993 fu prosciolto con formula piena con sentenza passata in giudicato.
Il clientelismo
I suoi detrattori lo accusano di aver applicato un clientelismo spinto del quale, per altro, non hanno fatto mai mistero neanche i parenti stretti che lo hanno scritto anche sui social network.

A 94 anni si era “ritirato” nella sua Nusco a fare il sindaco. “Toglietemi tutto, ma non la possibilità di fare politica” diceva sempre. Non si è mai sottratto al confronto. La porta di casa sua era sempre aperta. Famose le “processioni” per il giorno di San Ciriaco o per il suo compleanno. Una volta nel 2008, durante la campagna elettorale, ad Ariano Irpino di fronte ad un gruppo di contestatori, quando si rese conto che ce l’avevano con lui, scese dalla sua auto nonostante il parere contrario della scorta per andare a sentire le ragioni dei manifestanti.
Aveva la politica ed il confronto nel sangue e lo ha dimostrato fino all’ultimo respiro, lui un “Gigante” in una Terra di “Nani” in cui si è dovuta aspettare la sua morte fisica per provare ad immaginare un futuro politico senza di lui.
Foto: Archivio Samnium Projects Multimedia